Ho avuto la fortuna di partecipare ad un tour della fabbrica di
Maserati a Modena: quella che vedete è la gallery di foto dai tre
capannoni dove si assemblano le vetture. Si parte con le scocche
parcheggiate, arrivano da Grugliasco, per passare poi ai motori che
arrivano assemblati dal vicino stabilimento Ferrari. Il lavoro si svolge
in uno spazio tutto sommato piccolo: nel primo capannone ci sono due
linee di produzione, con 24 stazioni di cui la metà per la meccanica e
la metà per gli interni (gli interni sono tutti personalizzati in una
combinazione che supera i 4 milioni di scelte possibili). La seconda
linea risale ai primi del decennio, quando la prima non è più stata
sufficiente per soddisfare la richiesta di automobili (sono costruite
solo su ordinazione, a parte qualche vettura destinata alla
rappresentanza o all’esposizione).
Il secondo capannone è il regno della meccanica, mentre il terzo è
riservato alla fase di test. Tutte le vetture escono poi su strada per
circa 50-100 km che restano sul contachilometri, poi devono passare
tutte 15 stazioni di test da 16 minuti ciascuna.
Da ultimo vedrete il padiglione per la finizione, dove c’è ad esempio
uno spazio a la luce bianca per poter scovare ogni minimo problema di
carrozzeria o sellaggio. Ciliegina sulla torta: l’ultimo controllo
successivo anche alla delibera finale interna - si tratta di un
ulteriore test molto severo operato da un’azienda esterna a Maserati,
quello che in un gruppo industriale sarebbe l’auditing e che a me sembra
sintomo di vera qualità, o lusso che dir si voglia.
Vi parleremo ancora di Maserati, intanto seguirà su Deluxeblog l’intervista al
nostro Virgilio, che di nome fa Giorgio Manicardi. Per le foto invece ringraziamo
l’autore Mario Chiarappa.
(foto: http://www.autoblog.it/post/33601/maserati-in-fabbrica-a-modena)
Intervistiamo Giorgio Manicardi, che in occasione di Maserati
Experience, ci ha portato a conoscere la storica fabbrica del Tridente
in centro a Modena (la galleria fotografica è uscita nei giorni scorsi e
la vedete qui su Autoblog).
La visita è stata molto interessante: fenomenale conoscere un brand con
una forza immaginifica smisurata, che poi fisicamente sta in pochi
capannoni dove tutto è molto tecnologico ma anche molto artigianale (per
darvi un’idea di come si lavora, le vetture vengono prodotte
esclusivamente su ordinazione). Come è entrato in Maserati, che periodo era? Lei è uno dei depositari della memoria storica del Tridente.Sono entrato nel 1966, passando vari reparti fino a diventare
Responsabile Estero. Sono gli anni del padre padrone, del proprietario
che conosceva tutti gli operai, che chiedeva come stavano i figli. Anni
belli per come si ricordano oggi, molto più familiari, la dimensione era
quella, era il prete che ti metteva nel posto di lavoro.
Il Commendator Orsi, che aveva rilevato l’Officina dai fratelli Maserati, non era però uomo di automobili.E’ vero, ma aveva l’intelligenza di affidarsi a persone che ne
sapevano tanto. E’ stato un capitano d’industria, più che lavorarci
personalmente era un vero Presidente: differenza enorme per esempio con
De Tomaso, che sapeva invece di meccanica, si interessava ed era
coinvolto nella progettazione - un uomo molto capace ma anche una
persona difficile. Nel 1968 con la vendita a Citroen, cambia tutto,
diventiamo parte di una grande azienda.
La percezione della Maserati? Quanto è cambiata in quegli anni, anche con l’arrivo della Biturbo?Sì cambiò molto, le Maserati erano vetture da 5 metri e 100 milioni,
con la Biturbo nasce un modello più piccolo. Però ritengo che sia stato
il modello giusto per quegli anni, anni di piombo in cui si voleva una
vettura understatement, che non si notasse troppo. Era una piccola
vettura, ma il due litri più potente al mondo, una due turbine quando
non ce ne erano in giro, interni magnifici, pelle fiorentina e velluto
Missoni, molto ricercata. La vettura del momento.
E oggi?Siamo tornati alle grandi vetture, prestigiose. Dal 1997 il marchio è
stato rilanciato completamente con l’entrata di Ferrari nel management.
Quindi possiamo dire che il DNA sportivo si è mantenuto, non è
rimasto solo un grande nome del Made in Italy. Ci sono tecnologie che
passano da un marchio all’altro.Ritengo che una casa piccola debba aver dietro un grande gruppo per
affrontare le sfide col mercato: piste, laboratori, know how. Oggi o hai
la qualità oppure sei fuori.
Mi racconti la storia della Carrozzeria Campana: credo sia
qualcosa che è andato perduto, un lusso e una lavorazione artigianale
che val la pena ricordare, anche per capire cosa significa una Maserati
d’epoca.Onorio Campana, scomparso da poche settimane, era un grande
battilamiera, era in grado di costruire la pelle di una vettura. Su di
una gabbia di ferro, costruiva la macchina. C’era gente come Tom Meade,
che costruiva praticamente le macchine su misura per il cliente - era
anche un’epoca dove c’erano meno limiti per requisiti di sicurezza e
simili. Gente come Campana, faceva la vettura come il cliente la voleva.
E’ qualcosa di più che un lusso, sono vetture che non possono nemmeno
più circolare in strada, oggetti da tenere in salotto.
Lusso e personalizzazione, due caratteri di Maserati che
ritroviamo nella storia del Blu Pertini. Ci parla di questo blu un po’
virato al verde?Beh, il Blu Pertini era un nome di lavorazione, poi rimasto in
produzione ma con un nome diverso. La vettura era una Quattroporte,
fatta per soddisfare i desideri del Presidente. Ci voleva un portapipa,
tutti lo ricordano con la pipa… poi aveva un frigobar con portacoppe per
le flutes in argento, un maniglione per alzarsi e sporgersi dal
tettuccio apribile e farsi vedere alla gente. Una vettura speciale per
un Presidente amatissimo, uomo di emozioni, che sapeva comunicare, non
era un Presidente compassato e istituzionale. Era il 1984.
Sappiamo che Maserati ha in serbo entro fine anno qualcosa di
speciale per i collezionisti italiani. Non si può dire ancora nulla di
ufficiale?Non ancora, manca poco, non voglio rovinarvi la suspence!
(fonte: http://www.deluxeblog.it/post/14203/maserati-50-anni-di-storia-e-automobili-sportive#continua)
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Ho avuto l'immenso piacere anche io, qualche mese fa, di fare il cosiddetto Factory Tour assieme ad alcuni dei massimi esponenti di RC2: visita meravigliosa che consiglio a tutti voi, specie parlare con esperti del settore come Manicardi è, oltre che un onore, un'esperienza da non perdere per nulla al mondo.