Nessuna divergenza economica, solo una questione di orgoglio e di principio:
Le auto del museo appartenevano a Maserati s.p.a.
Quindi la Fiat, acquisendo Maserati, pensava di averle automaticamente acquisite.
De Tomaso, però, prima di vendere l'azienda, le aveva intestate ad una sua società, in modo da scorporarle dal pacchetto azionario di Maserati s.p.a., e al termine delle trattative per la cessione dell'azienda chiese una cifra supplementare per quelle auto. Il tutto con evidente intento speculativo.
A quel punto la Fiat, prendendo la cosa come un sorta di raggiro ai suoi danni, disse che non era più interessata all'acquisto. Una posizione forse non molto lungimirante, visto il valore attuale delle auto, ma non priva di una qualche ragione, a mio avviso.
De Tomaso aveva già contattato una casa d'aste, quando tramite la mediazione delle autorità locali, si fece avanti Panini che le acquistò in blocco.
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Se un'automobile al primo sguardo manca di stupirmi, sono quasi certo che non sarà un'automobile di successo. [Nuccio Bertone]