"L’Auge"
è un vento freddo che soffia in Costa Azzurra: è l’aria nuova, quella che prelude
al cambio di stagione. Questo avrebbe dovuto essere la mia vettura quando l’ho
concepita. Ma l’Auge è anche il vento che pervade le terre di confine con i
profumi dell’entroterra, un messaggio di rinnovamento carico della coscienza di ciò
che si è stati, per arrivare a capire chi si è oggi. Quindi non solo una risposta di
stile aggiornata per un possibile nuovo gusto dei giorni nostri, ma una attenta
rilettura di cosa è stata e da cosa può essere composta la stilematica Maserati: la
corporate identity. Ma la mia ricerca non avrebbe potuto compiersi completamente senza una
rilettura approfondita dei metodi usati per governare il processo creativo e produttivo.
Se è vero che fare design è stato rispettare il dogma forma-funzione, credo che oggi a
questa regola sia indispensabile aggiungere i concetti di piano metodologico e di progetto
economico-produttivo.
Auge è quindi il tentativo di rispondere, senza pretendere di aver dato la risposta
definitiva, alla domanda di come deve essere e come bisogna fare le auto che
appartengono a quel gruppo di prodotti a minima produzione denominato di nicchia.
Ma per come viene intesa oggi tale tipo di produzione, potremmo affermare che il metodo in
esame meglio si adatterebbe ad una misura inferiore alla nicchia, nel caso
automobilistico, al gruppo delle fuoriserie, elemento di misura molto noto sul
finire degli anni Cinquanta.
Non è solo nostalgia per la fantasia espressa in quegli anni o la voglia di dolce vita,
ma il convincimento di dover aggiornare la metodologia progettuale in vista di un mercato
che chiede, in tutti gli ambiti merceologici, prodotti sempre più diversificati, non
privi però dei migliori standard qualitativi garantiti dal prodotto ad alta
serialità.
Per garantire questi contenuti Auge ha avuto come obbiettivo, sin dalla fase di
briefing, quello di raggiungere, mediante l’applicazione di tecniche di carry over
che hanno pure permesso il contenimento dei costi di sviluppo, l’omologazione per
l’uso del veicolo su strada, cioè il pieno rispetto di tutti i vincoli
ergonomici,
funzionali e di qualificazione.
Arrivare al risultato estetico ottenuto, ha voluto dire cercare di recuperare la naturalità
dell’iter creativo, ponendo il mezzo informatico dei sistemi di designazione alla
fine del processo, come solo strumento di controllo non di disegno evitando, come spesso
avviene, il rischio di creare una forma troppo matematica: il passaggio della mano
dell’uomo provoca un naturale dimensionamento e controllo delle superfici che
inavvertitamente, ma puntualmente, viene percepito da colui che osserva, donando spesso la
magia di un oggetto che non invecchia precocemente perché completamente svelato
dall’apparire.
Insolitamente le porte non hanno
maniglie di apertura: si aprono mediante un telecomando posto nell’orologio del
pilota (La Vallée), tramite il quale si provvede anche all’inserimento
dell’antifurto satellitare (Global Technology).
Così come per la realizzazione della carrozzeria sono state utilizzate due diverse
realtà tecnologiche, una legata al passato, l’altra al futuro, anche
all’interno della vettura troviamo lo svolgimento di questo tema. L’abitacolo
offre quattro comodi posti circondati dai materiali più pregiati: la pelle Connolly
color avana e il tessuto firmato Prima Classe per le sedute, la radica di noce e
l’ottone satinato per le modanature. Il tutto nel pieno rispetto della tradizione
cromatica del marchio.
Il cruscotto è dominato dalla completissima strumentazione tipica delle vetture Maserati,
oggi con fondi in argento fiorettato e indici di derivazione aeronautica: anche i comandi
delle funzioni sono nei materiali pregiati tipici delle vetture fuoriserie degli anni
Trenta, avorio, cammei, corallo e lapislazzulo, lavorati da abilissimi artigiani
specializzati nella lavorazione di pietre semi-dure (La Vallée).
Debitamente occultato e reso visibile solo dalla presenza dei tre monitor, il secondo
aspetto della dualità di quest’abitacolo per una vettura dedicata all’arte del
viaggiare: l’impianto multimediale (Alpine e Philips). Ogni passeggero è in grado di
accedere individualmente o in condivisione con gli altri occupanti, ad informazioni e
funzioni generali quali: audio, Tv, DVD, navigatore satellitare, telefono, collegamento ad
Internet, videogiochi, computer portatile, telecamera posteriore.
Durante i lunghi viaggi è possibile ristorarsi grazie anche alla presenza di un
frigorifero contenuto nel tunnel tra i due sedili anteriori. In caso si sia partiti con il
bel tempo per poi essere sorpresi dalla pioggia, risulta assai pratica la soluzione
dell’inserimento nelle tasche dei pannelli porta anteriori, di due piccoli ombrelli
(Prima Classe).
L’abitacolo è racchiuso in una copertura completamente trasparente che consente al
viaggiatore di cogliere nella sua interezza il panorama esterno, donando pure quel senso
di libertà tipico delle vetture scoperte. Il tetto trasparente è realizzato con la
tecnologia della vetro-camera, in altre parole l’accoppiamento di due vetri temperati
ad alto assorbimento di raggi infrarossi e ultravioletti, dai quali viene tolta
l’aria per evitare la trasmissione del calore, del rumore e la formazione della
condensa tipica con le basse temperature.
Nel bauletto posteriore il set da viaggio composto di quattro valige e un porta abito, la
sacca contenente la ruota di scorta di tipo gonfiabile e la borsa degli attrezzi in
dotazione alla vettura (Prima Classe).
Tratto dal sito www.0-100.it