- randa ha scritto:
- beh...a questo punto..racconta i dettagli del accaduto.
Stralcio da:
http://www.virtualcar.it/storia-della-lamborghini-automobili/
Il successo continua intanto ad arridere, in maniera formidabile,
alla Miura. Il netto miglioramento della sua qualità complessiva,
avvenuto con la versione S, porta a un rafforzamento della sua posizione
sul mercato e la Lamborghini continua a produrre più che può, senza
però riuscire a tenere dietro agli ordini provenienti da tutto il mondo,
che sono centinaia. Il prototipo della versione aperta, la Roadster,
viene venduto a una ditta americana specializzata nello zinco (ILZRO) e
tutte le parti metalliche suscettibili di tale trattamento vengono
cambiate con parti identiche, ma realizzate con quel metallo: così la
Roadster può essere utilizzata come manifesto viaggiante della ditta.
Questa automobile, tra parentesi, esiste ancora. Ma il 1970 porta anche
novità per così dire minori, eppure molto importanti. In ottobre viene
presentata una versione speciale Vip della Espada che monta varie
rifiniture lussuose, all’epoca inusuali, come condizionatore, bar
interno, televisore.
Molto più importante, per la storia e gli appassionati della
Lamborghini, è la creazione e l’inizio dei collaudi del prototipo di una
Miura da corsa, dovuta essenzialmente all’impegno del collaudatore
neozelandese Bob Wallace: la Jota. Il nome di questa vettura, per una
volta, non proviene dal mondo dei tori da combattimento, ma ha comunque
un sapore spagnolo, visto che la Jota è una danza tipica di quella zona.
Il cambiamento del nome ha un significato ben preciso: infatti, in
questo caso, Wallace non fa un’operazione semplicemente cosmetica, come
molti altri usano fare, ma realizza un’automobile da corsa che della
Miura ha solo lo schema meccanico (in particolare il motore posteriore
centrale trasversale dietro all’abitacolo e le linee generali della
carrozzeria). Il telaio, invece, è completamente nuovo, realizzato con
elementi tubolari e in lamiera piegata, uniti e combinati per
migliorarne la rigidità. La carrozzeria è d’alluminio, tutto il telaio è
decisamente migliorato, il motore è notevolmente potenziato e arriva
quindi ad erogare 440 cavalli a 8500 giri.
L’automobile così modificata e alleggerita fino a raggiungere un peso
di soli 890 chilogrammi, ha prestazioni eccellenti: passa da zero a 100
chilometri all’ora in soli 3,6 secondi! Inoltre, la tenuta di strada
viene notevolmente migliorata grazie all’irrigidimento del telaio, al
montaggio di sospensioni modificate per l’uso sportivo, al notevole
allargamento della carreggiata e al montaggio di pneumatici da corsa su
cerchi speciali Campagnolo. Esternamente, la Jota si riconosce al primo
colpo d’occhio per i fari carenati sotto una copertura di plexiglass,
l’allargamento dei passaruota soprattutto posteriori, l’abolizione delle
griglia sul cofano anteriore, il montaggio di piccoli finestrini
scorrevoli laterali e i caratteristici cerchi in lega di magnesio. È
un’automobile inconfondibile, velocissima e brutale, ideale preludio
all’ingresso della Lamborghini nel mondo delle competizioni. Purtroppo,
la Jota non ha alcun seguito. Finito il suo ciclo di utilizzazione
sperimentale in fabbrica, l’unico esemplare costruito viene venduto a un
concessionario del Nord Italia, che provvede nel giro di poche ore a
distruggerlo completamente in uno spettacolare incidente stradale. Viene
così a mancare, irreversibilmente, uno dei tasselli più eccitanti dei
primi anni di storia della Lamborghini.